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Con voi imparo, per voi insegno l'italiano - Idee, strumenti e strategie di prof e studenti per conoscere e amare la lingua straniera che ci piace

Nascita e evoluzione dell’italiano – spazi e scambi – luoghi e forme di potere

18 janvier 2017 By Luca Tamburelli Leave a Comment

La lingua italiana nasce dall’evoluzione del latino parlato quotidianamente dalla gente e non dal latino usato dagli scrittori e testimoniato dalle opere letterarie classiche. Il latino era la lingua parlata da un piccolo popolo di contadini e pastori, che intorno al 1200 a.C. si era stabilito presso la foce del fiume Tevere, dove aveva fondato una città, Roma.
Tra il V e il III secolo a.C. questo popolo, che faceva parte del vasto ceppo dei popoli indoeuropei originari dell’Europa centro-orientale, sottomette militarmente e politicamente tutti i popoli al di qua delle Alpi e, poi, nei secoli successivi buona parte dell’Europa settentrionale e dell’Africa e dell’Asia mediterranee.
Ai popoli conquistati esso impone, insieme alle proprie leggi, la propria lingua. Ai tempi di Augusto (63 a.C.-14 d.C.) si era quindi già compiuta la prima unificazione linguistica d’Italia.

Non tutti i popoli italici parlavano però lo stesso latino di Roma: in questa sua diffusione, infatti, il latino parlato risentì sia a livello della pronuncia sia a livello del lessico, l’influsso delle parlate locali cui si venne sovrapponendo (mentre il latino scritto si conservava uguale nel tempo rimanendo legato a modelli rigidi).

Fino a quando l’autorità politico-amministrativa di Roma fu salda, il latino rimane la lingua ufficiale di tutto il vasto Impero fondato dai Romani. Quando, però, l’Impero romano, tra il IV e il V secolo d.C., comincia a disgregarsi sotto l’urto delle invasioni barbariche, la lingua latina perde la sua centralità e la sua forza unificante. Di fatto, intorno al V-VI secolo d.C., in alcuni territori, come in Europa centrale e in Inghilterra, il latino scompare, sostituito da lingue germaniche che sarebbero poi diventate l’attuale tedesco e l’attuale inglese. Invece, in altri territori, dove la colonizzazione romana era stata più lunga e intensa, come l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo e la Romania, le antiche lingue locali tornano sempre più a galla. Così, in quei paesi si formarono, sulla comune base latina, nuove lingue, dette lingue «neolatine». Anche in Italia, come in tutta l’Europa, nascono i vari dialetti che prendono il nome di «volgari», cioè “lingue di uso comune” rispetto al latino scritto, ormai conosciuto solo da pochissimi dotti. Da notare che, la Chiesa Cattolica usando il latino in tutte le celebrazioni fino alla metà del 1900, cio’ contribuisce alla difusione e alla permanenza del latino.

Ecco alcuni esempi di parole sopravvissute in quasi tutte le lingue neolatine :

aqua(« acqua ») arbor(« albero ») asinus(« asino ») bos(« bue ») caelum(« cielo ») canis(« cane »)
cervus(« cervo ») digitus(« dito ») filius(« figlio ») homo(« uomo ») manus(« mano ») mater(« madre »)
pater(« padre ») pes(« piede ») porcus(« porco ») porta(« porta ») puteus(« pozzo ») rota(« ruota »)
terra(« terra ») vacca(« vacca ») altus(« alto ») bonus(« buono ») calidus(« caldo ») frigidus(« freddo »)
niger(« nero ») novus(« nuovo ») russus(« rosso ») siccus(« secco ») bibere(« bere ») currĕre(« correre »)
dicere(« dire ») dormire(« dormire ») facere(« fare ») habere(« avere ») tenere(« tenere ») bene(« bene »)
male(« male ») quando(« quando ») si(« se ») in(« in ») per(« per »)

 

Poi, nel corso del Trecento, tra tutti i volgari italiani, si distinguono i volgari toscani, soprattutto quello fiorentino. La cosa non fu certo casuale, e la conquista di questa “supremazia” si fondava su precisi motivi storici, economici e culturali:

– il volgare fiorentino non si era allontanato molto dal latino letterario;
– Firenze era posta quasi al centro della penisola, il che favoriva la diffusione del suo dialetto sia al Nord sia al Sud;
– nel Trecento, Firenze era diventata una delle città più importanti e ricche d’Italia grazie alle attività commerciali e finanziarie;
– fiorentini furono gli scrittori che, nel corso del Trecento, diedero inizio alla grande letteratura italiana: Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio compongono le loro opere immortali proprio nel volgare fiorentino.

Nella prima metà del Quattrocento, gli umanisti riaffermarono la validità letteraria del latino a discapito del volgare, considerato inferiore e inadatto all’espressione letteraria. Dante stesso fu aspramente criticato per aver preferito il volgare al latino. Nella seconda metà del Quattrocento, però, il volgare tornò a essere la lingua della letteratura: gli intellettuali si resero conto che il volgare aveva la stessa dignità e le stesse doti espressive del latino. Alla riaffermazione del volgare concorsero alcuni grandi scrittori e poeti, come Leon Battista Alberti, Lorenzo il Magnifico, Angelo Poliziano, Matteo Maria Boiardo, Luigi Pulci, Leonardo da Vinci.
Un altro fattore contribuì in maniera determinante alla ripresa del volgare: l’invenzione della stampa a caratteri mobili, a opera del tedesco Gutenberg, perché consentì una maggiore diffusione dei testi scritti in questa lingua.

(Nel Cinquecento, il volgare aumentò il suo prestigio, divenne lingua letteraria, scientifica, filosofica. Nacque la questione della lingua. Il dibattito sulla scelta del volgare da usare vide risultare vincente la posizione di Pietro Bembo: la lingua letteraria d’Italia doveva essere il fiorentino, non quello parlato, ma quello letterario usato dai tre grandi trecentisti Dante, Petrarca, Boccaccio. Da allora il fiorentino divenne la lingua italiana; tutti gli altri volgari assunsero il ruolo secondario di dialetti.
Tra i grandi autori del Cinquecento ricordiamo in particolare Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Francesco Guicciardini e Niccolò Machiavelli.)

Nel Seicento l’Accademia della Crusca pubblicò il primo grande Vocabolario della lingua italiana, Ormai la lingua italiana era lingua nazionale, accettata da tutti. Venne usata anche nei testi scientifici, fino ad allora scritti in latino.

Ormai la lingua italiana era lingua nazionale, accettata da tutti. Viene usata anche nei testi scientifici, fino ad allora scritti in latino.

(Nel Settecento ripresero vigore le discussioni sulla questione della lingua. La disputa principale fu tra i sostenitori e gli avversari del toscano trecentesco, che aveva assunto un valore di norma e modello. I primi, detti puristi, si ispiravano ai principi dell’Accademia della Crusca, fondata nel 1583 con l’intenzione di preservare l’originaria «fiorentinità» della lingua italiana, escludendone tutti i neologismi, in particolare le parole che venivano importate da lingue straniere. I secondi, invece, reclamavano la libertà di usare il linguaggio senza altri vincoli, se non quelli imposti dai «lumi» della ragione.) Infatti, dato il primato politico e culturale della Francia nell’Europa del tempo, nell’italiano del Settecento entrarono molti «francesismi»: bigné, dessert, champagne, bidet, madame, entourage, chic, abat-jour, savoir faire, nonchalance, déjà-vu, bouquet, boutique, croissant, brioche, fumé, … Si cominciò a parlare francese un po’ dovunque; si diffuse l’insegnamento anche nelle scuole.
Il quadro linguistico dell’Italia del Settecento era il seguente: si usavano il latino, l’italiano, il francese e, naturalmente, i vari dialetti.

Ecco una lista dei principali francesismi :

aplomb atelier atout avance avenue
baguette battage bibelot biberon bidet
bidonville bijou bistrot bohemien bonbon
bonne bouclé boudoir boulevard bouquet
boutique bricolage brioche brochure brut
buffet bureau buvette cabaret cabernet
cabriolet cachemire cachet cadeau calumet
calvados camion canard carillon carnet
celadon cellophane chablis chalet chambré
champenois champignon chansonnier chanteuse chantilly
chapeau chaperon chapiteau chardonnay charlotte
charmant charmat charme charmeur charmeuse
chartreuse chassepot chef chemisier cheque
chevreau chic chicane chiffon chiffonnier
chignon choc chuchotage claque clochard
clou coiffeur collage collant collier
concierge corvée cotillon coupon coupé
couture croissant croupier culottes decalage
depliant deraciné derapage dessert dossier
duvet ecrù enclave engagement entente
entrave expo fichu flamboyant flambé
flan flou fondant forfait formeret
foulard foulé fourreau foyer gaffe
galoche gargouille gigolò gilet glacé
gommage gouache gourmet grandeur gratin
grimpeur grisaille grisette grisou haché
haute hennin humage jabot jais
lambris limousine maquette matinée menu
mesalliance mignon milieu mixage ménage
noir nougatine ouverture paletot pamphlet
papillon pardon parquet parure patois
patron penchant pendant perlage pince
pistard pivot plafond plaquette plastron
plateau pochade pois popeline profiterole
purè querelle rameuse relais renard
rosé roulette roulotte salopette sauté
silhouette sommelier soubrette soufflé souvenir
stage suite tabarin tableau tabouret
tailleur toilette toupet tour tranchant
triage tricot trousse trumeau velours
vernissage vinaigrette viveur volée voyeur
équipe        

Nella prima metà dell’Ottocento l’italiano, come lingua parlata e scritta, era diffuso solo fra gli strati più colti della società; l’80% circa degli italiani era analfabeta, parlava e comprendeva solo il proprio dialetto di origine. Il Romanticismo sosteneva la necessità di una lingua scritta più vicina a quella parlata.
Lo scrittore che ha avuto il merito di aver avvicinato con la sua opera la lingua scritta a quella parlata è Alessandro Manzoni.

Infatti, nella stesura definitiva del suo capolavoro, I promessi sposi, ha utilizzato il fiorentino parlato dalle persone colte eliminando tutte le espressioni dialettali lombarde, i francesismi e i termini della lingua letteraria. Il romanzo, proprio perché scritto in una lingua moderna, lontana da qualsiasi artificiosità, ebbe un grande successo e costituì un modello per la lingua comune della futura nazione italiana.

Italie-1843
Italia-1843

Nella seconda metà dell’Ottocento, in seguito alla proclamazione dell’Unità d’Italia (1861), la necessità di una lingua comune a tutti gli italiani divenne una questione nazionale.

Alla fine dell’Ottocento, comunque, l’unificazione linguistica non era stata ancora raggiunta. L’analfabetismo si era in parte ridotto, ma la grande maggioranza degli italiani (sul sito Studia Rapido leggi Gli italiani nell’Italia unita) continuava a parlare il dialetto, riservando l’uso dell’italiano alle occasioni ufficiali e formali.

È stato nel corso della seconda metà del Novecento che la lingua italiana si è imposta in modo sempre più deciso a discapito dei dialetti.

I fattori che contribuirono alla realizzazione di una lingua unitaria, parlata e scritta, furono:
– il flusso migratorio interno degli anni Cinquanta e Sessanta, che vide un gran numero di Italiani trasferirsi dalle regioni povere del Sud verso le grandi città industriali del Nord. L’urbanesimo.

– la scuola, che, grazie alla legge del 1962, rese gratuita e obbligatoria l’istruzione fino a 14 anni;
– i mezzi di comunicazione di massa: radio, televisione, cinema, giornali, riviste.

I gesti dell’italiano (audio in francese)

I gesti dell’italiano (audio in italiano)

Les Italiens gesticulent beaucoup pour s’exprimer. Cela vient probablement du fait que, jusqu’à la deuxième moitié du XXe siècle, l’italien comme langue ne s’était pas vraiment affirmé,  car 80 % de la population parlaient  une trentaine de dialectes différents. Voici une liste des gestes plus communs, qui illustre dans l’ordre  ce que vous voyez et entendez dans la vidéo ci-dessus :

  1. donner une raclée
  2. casse-toi, se casser
  3. cela sent mauvais
  4. très futé
  5. t’as de la chance
  6. je m’en lave les mains
  7. faire du sexe
  8. allume tes phares
  9. se tirer une balle
  10. prendre une photo
  11. dormir
  12. avoir peur
  13. très peu
  14. énorme
  15. que le ciel nous aide
  16. touchons du bois
  17. plus tard
  18. c’est rébarbatif
  19. téléphoner
  20. écrire
  21. cocu
  22. substituer
  23. refaire, recommencer
  24. qu’est-ce que tu racontes
  25. ça n’a aucun sens
  26. je m’en fiche
  27. cela me gonfle
  28. il y a beaucoup de temps
  29. ils sortent ensemble
  30. regarde cette idiotie
  31. ceci ne marche pas
  32. moyenne moyenne
  33. j’en sais rien
  34. manger
  35. boire de l’eau
  36. boire du vin
  37. boire un café
  38. magnifique
  39. délicieux
  40. parfait
  41. impeccable
  42. lentement
  43. tu as ma parole
  44. je le jure
  45. tuer
  46. moins de baratin
  47. tu est fou
  48. opiniâtre – têtu
  49. argent
  50. snob
  51. voler
  52. qu’est-ce que je te ferai

Esercizio – rispondi :

  1. Da quale latino nasce l’italiano : a) Da quello degli scrittori classici (Orazio, Cicerone) b) Da quello dell’esercito c) Da quello quotidiano della gente
  2. Perchè il latino si è diffuso e ha influenzato praticamente tutte le lingue europee?
  3. Perchè l’influenza del latino è meno forte nelle lingue germaniche?
  4. Quando tale influenza ha cominciato a diminuire?
  5. Fai l’esempio di qualche parola latina e della sua traduzione, simile, in italiano e in francese (se vuoi anche in inglese).
  6. Quale lingua regionale o volgare ha influenzato maggiormente la lingua italiana, e perché?
  7. In che secolo la lingua italiana è diventata lingua nazionale, accettata da tutti?
  8. Il quadro linguistico dell’Italia del Settecento era il seguente: si usavano tre lingue e molti dialetti. Spiega perché.
  9. Qual è il merito di Alessandro Manzoni?
  10. Perchè ci sono molti francesismi nella lingua italiana ?
  11. Quando c’è stata (ci fu) la realizzazione di una lingua unitaria, parlata e scritta ? Per quali motivi ?
  12. Crea una o più frasi con molti francesismi, tipo: « sono andato a prendere un croissant nel dehors d’un bistrot chic con la mia Mégane coupé, che non è una limousine ma piace al mio entourage.

Traduzione

La langue italienne est née de l’évolution du latin parlé quotidiennement par les gens et non par le latin utilisé par les écrivains et témoin des œuvres littéraires classiques. Le latin était la langue parlée par une petite population de paysans et de bergers, qui vers 1200 avant JC s’établit à l’embouchure du fleuve Tibre, où il fonda une ville, Rome.

Entre le 5ème et le 3ème siècle av. J.-C. ce peuple, qui faisait partie de la vaste souche des peuples indo-européens d’Europe centrale et orientale, soumettait militairement et politiquement tous les peuples au dlà des Alpes et, dans les siècles suivants, une bonne partie du nord de l’Europe et de l’Afrique et de l’Asie méditerranéenne.

Aux peuples conquis, il impose, avec ses propres lois, sa propre langue. À l’époque d’Auguste (63 av. J.-C. – 14 av. J.-C.), la première unification linguistique de l’Italie avait déjà été achevée.

Cependant, tous les Italiques ne parlaient pas le même latin qu’à Rome: dans cette propagation, le latin parlé était à la fois au niveau de la prononciation et au niveau du lexique, l’influence de la conversation locale (alors que le latin était écrit a été gardé dans le temps tout en restant lié à des modèles rigides).

Jusqu’à ce que l’autorité politico-administrative de Rome fut ferme, le latin resta la langue officielle du vaste Empire fondé par les Romains. Quand, cependant, l’empire romain, entre le 4ème et le 5ème siècle av. J.-C., commence à s’effondrer sous l’impact des invasions barbares, le latin perd sa force centraliste et unificatrice. En fait, vers le 5ème siècle, dans certains territoires, comme l’Europe centrale et l’Angleterre, le latin disparaît, remplacé par des langues germaniques qui deviendraient alors l’allemand et l’anglais actuels. D’autre part, dans d’autres territoires où la colonisation romaine avait été longue et intense, comme l’Italie, la France, l’Espagne, le Portugal et la Roumanie, les anciennes langues locales viennent de plus en plus à flot. Ainsi, dans les pays formés sur la base latine commune, de nouvelles langues, appelées langues «néolithiques», ont été formées. Toujours en Italie, comme dans toute l’Europe, les différents dialectes s’appellent «vulgaires», c’est-à-dire «langues d’usage commun» par rapport au latin écrit, maintenant connu de très peu d’érudits. Il convient de noter que l’Église catholique utilisant le latin dans toutes les célébrations jusqu’au milieu de 1900, cela contribue à la diffusion et à la permanence du latin.

Au cours de la première moitié du quinzième siècle, les humanistes ont réaffirmé la validité littérale du latin aux dépens du vulgaire, considéré comme inférieur et inadapté à l’expression littéraire. Dante lui-même a été amèrement critiqué pour avoir préféré le latin vulgaire. Dans la seconde moitié du XVe siècle, cependant, le vulgaire est venu la langue de la littérature: les intellectuels se sont rendus compte que la langue vernaculaire avait la même dignité et les mêmes qualités expressives du latin. Lors de la réaffirmation du concert vulgaire, de grands écrivains et poètes Au seizième siècle, le vulgaire a augmenté son prestige, est devenu littéraire, scientifique, philosophique. La langue littéraire de l’Italie devait être florentine, et non celle parlée, mais la littérature utilisée par les trois grands écrivains Dante, Petrarca, Boccaccio. Depuis, le Florentin est devenu la langue italienne; Tous les autres vulgaires ont pris le rôle secondaire de dialectes. Parmi les grands écrivains du XVIe siècle, nous nous souvenons en particulier Arioste, Torquato Tasso, Francesco Guicciardini et Niccolò Machiavelli. Compte tenu de la primauté politique et culturelle de la France du temps, l’italien du XVIIIe siècle est devenu beaucoup « francisé »: bigné, dessert, champagne, bidet, madame, entourage, chic, abat-jour, savoir faire, nonchalance, déjà-vu, bouquet, boutique, croissant, brioche, fumé … On a commencé à parler français partout; l’enseignement se répand aussi dans les écoles.

La langue italienne du dix-huitième siècle était la suivante: latin, italien, français et bien sûr, les différents dialectes étaient utilisés. Dans la première moitié du XIXe siècle, l’italien, comme langue parlée et écrite, ne s’étendait que parmi les couches les plus instruites de la société; environ 80% des Italiens étaient analphabètes, ont parlé et compris seulement leur dialecte d’origine. Le romantisme a soutenu la nécessité d’une langue plus proche de la langue parlée.

L’écrivain qui a eu le mérite d’approcher son travail avec la langue parlée est Alessandro Manzoni. C’est au cours de la seconde moitié du vingtième siècle que la langue italienne est de plus en plus répandue au détriment des dialectes.

Les facteurs qui ont contribué à la création d’une langue commune, parlée et écrite, étaient:

– le flux migratoire interne des années 1950 et 1960, qui a vu un grand nombre d’Italiens passer des régions pauvres du Sud aux principales villes industrielles du Nord. L’urbanisme.

– l’école qui, par la loi de 1962, a rendu l’éducation gratuite et obligatoire jusqu’à 14 ans;

– médias de masse: radio, télévision, cinéma, journaux, magazines.

Esercizio

Pourquoi le latin s’est-il propagé et touché pratiquement toutes les langues européennes?

Pourquoi l’influence du latin est-elle moins puissante dans les langues germaniques?

Quand cette influence a-t-elle commencé à diminuer?

Prenez l’exemple d’un mot latin et de sa traduction, similaire, en italien et en français (si vous voulez aussi en anglais).

Quelle langue régionale ou vulgaire a davantage influencé la langue italienne et pourquoi?

Dans quel siècle la langue italienne est-elle devenue une langue nationale, acceptée par tous?

La langue italienne du dix-huitième siècle était la suivante: trois langues et de nombreux dialectes étaient utilisés. Expliquez pourquoi.

Pourquoi existe-t-il de nombreux francismes en langue italienne?

Quand était-il la réalisation d’une langue unie, parlée et écrite? Pour quelles raisons

 

 

 

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