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I giudici antimafia – Miti e eroi

2 avril 2018 By Luca Tamburelli Leave a Comment

Miti e eroi :  Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rosario Livatino

27 i giudici antimafia uccisi dalla mafia in Italia!

Giovanni Falcone nasce a Palermo il 18 maggio 1939.

Giovanni Falcone è stato un magistrato italiano che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia senza mai retrocedere di fronte ai gravi rischi a cui si esponeva con la sua innovativa attività investigativa, mosso da uno straordinario spirito di servizio verso lo Stato e le sue istituzioni. È stato tra i primi a identificare Cosa Nostra in un’organizzazione parallela allo Stato, unitaria e verticistica in un’epoca in cui si negava generalmente l’esistenza della mafia e se ne confondevano i crimini con scontri fra bande di delinquenti comuni.  La sua tesi è stata in seguito confermata dalle dichiarazioni rilasciate nel maxiprocesso del 1986 dal primo importante pentito di mafia, Tommaso Buscetta,  e, durante tutti gli anni seguenti, da altri rilevanti  collaboratori di giustizia. Nella foto, da sinistra : Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

 Grazie al suo innovativo metodo di indagine ha posto fine all’interminabile sequela di assoluzioni per insufficienza di prove che caratterizzavano i processi di mafia in Sicilia negli anni ’70 e ’80. Il metodo si avvale di indagini finanziarie presso banche e istituti di credito in Italia e all’estero e permette di individuare il  movimento di capitali sospetti. Esso è tuttora adottato a livello internazionale per combattere la criminalità organizzata.

Rigore investigativo, indagini finanziarie ed estrema capacità di coesione all’interno del gruppo che è passato alla storia come il “pool antimafia”: queste le caratteristiche che hanno permesso la realizzazione del primo maxiprocesso alla mafia, il più grande risultato mai conseguito contro Cosa nostra.

Il 23 Maggio 1992, Giovanni e la moglie Francesca, di ritorno da Roma, atterrano a Palermo con un jet del Sisde, un aereo dei servizi segreti. Ma poco dopo aver imboccato l’autostrada che congiunge l’aeroporto alla città, all’altezza dello svincolo di Capaci, una terrificante esplosione (500 kg di tritolo) disintegra il corteo di auto e uccide Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

La fine di Giovanni Falcone potrebbe essere letta come una sconfitta dei giusti e dello Stato, come la fine di una speranza, ma in realtà la sua morte ha rappresentato l’inizio di una vera rinascita della società civile, che ha spinto le istituzioni statali a sferrare nei confronti della mafia un attacco tale da ridurre quasi al tappeto Cosa nostra (la mafia siciliana). Tutti i più grandi latitanti, tranne Matteo Messina Denaro, sono in prigione e l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine non conosce soste. È importante, però, che l’azione non si fermi. Qualsiasi indecisione o allentamento della tensione giova a Cosa nostra. Per questo è fondamentale l’impegno delle istituzioni e, soprattutto, la vigilanza della società civile. Spetta ai giovani, che saranno i  protagonisti del domani, mantenere alto l’esempio lasciato da Giovanni Falcone e fare propria la lezione di legalità, di professionalità e di amore per lo Stato che il magistrato ci ha lasciato.

Giovanni Falcone, giudice ucciso dalla mafia nel 1992

Rosario Livatino

È passato alla storia come « il giudice ragazzino », perché quando morì, per mano di quattro killer e per ordine della Stidda, la mafia agrigentina, lungo la statale che ogni mattina percorreva con la sua auto da Canicattì ad Agrigento, Rosario Livatino aveva 38 anni: il più giovane dei 27 magistrati uccisi in ragione del loro servizio in prevalenza, ma non solo, dalla mafia o dai terroristi. Quando lo fecero sbandare, Livatino uscì dall’auto, cercando salvezza fuggendo per i campi, lo finirono con un colpo di pistola al volto.

Il killer del giudice antimafia Livatino chiede perdono

 Altro killer del Giudice Rosario Livatino che chiede perdono:

Gaetano Puzzangaro, cittadino di Palma, che fece parte del commando che tolse la vita al magistrato.

Ha scritto una lettera :

« Sono Gaetano Puzzangaro, ergastolano ostativo, detenuto da oltre 25 anni. Ho partecipato all’uccisione del Giudice Rosario Livatino. 

Invece devo avere la forza di farmi carico di quanto successe 27 anni fa. Ho il dovere morale di farlo, poiché gli errori, anche i più atroci, vanno riconosciuti anche se recano un dolore che dilania e descrivono il fallimento di una vita, la mia. (…)

Ho il dovere morale di espormi come esempio fallimentare per tutti quei giovani che pensano di trovare nella criminalità organizzata eroismo, successo, soldi facili, rispetto. Vi prego, dite NO a ogni forma di condivisione criminale, perché significa accettare ogni disgrazia, ogni dolore, ogni morte, non solo quella degli altri ma anche la propria. Scegliete, invece, la gioia di avere una moglie, di gioire con lei dell’amore, della nascita di un figlio, quando muoverà i suoi primi passi e vi regalerà un sorriso. Scegliete di mettere in gioco la parte sana di voi stessi a beneficio delle persone che vi stanno vicino e per la comunità in cui vivete, poiché, mettendo a disposizione la parte migliore di voi, potrete capire il significato dei valori per cui vale la pena di vivere e perfino sacrificare il vostro respiro per ciò che amate.

Il Giudice Livatino lavorava per tutti quei giovani che si erano persi nell’abbraccio mortale della criminalità. Lavorava, quindi, anche per me, per vedermi libero e vivo. Io non l’avevo capito. Riposa in pace, Giudice. »

Enzo Biagi intervista il boss mafioso Tommaso Buscetta

Alcune reazioni della società civile

« Rip Totò Riina »: sui social le condoglianze shock per la morte del capo dei capi

Libera, efficace associazione antimafia, con 20.000 iscritti

Da ricordare, tra molti altri giudici vittime della mafia, anche Paolo Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992), che  è stato un magistrato italiano. Assassinato da Cosa nostra assieme a cinque agenti della sua scorta nella strage di via d’Amelio, è considerato uno dei personaggi più importanti e prestigiosi nella lotta contro la mafia in Italia, insieme al collega e amico Giovanni Falcone,  e Rosario Livatino.

Paolo Borsellino

Borsellino, magistrato « di ottima intelligenza, di carattere serio e riservato, dignitoso e leale, dotato di particolare attitudine alle indagini istruttorie, definisce mediamente circa 400 procedimenti per anno » e negli anni si distingue « per l’impegno, lo zelo, la diligenza, che caratterizzano la sua opera« . Nel Maggio 1992 Giovanni Falcone raggiunge i numeri necessari per vincere l’elezione a superprocuratore. Borsellino e Falcone esultano, ma il giorno dopo nell’atto tristemente noto come la « strage di Capaci » Giovanni Falcone viene ucciso insieme alla moglie. Paolo Borsellino soffre molto, il legame che ha con Falcone è speciale. Dalle prime indagini nel pool, alle serate insieme, alle battute per sdrammatizzare, ai momenti di lotta più dura alla mafia quando insieme sembravano « intoccabili », al periodo forzato all’Asinara fino al distacco per Roma. Una vita speciale, quella dei due amici-magistrati, densa di passione e di amore per la propria terra. Due caratteri diversi, complementari tra loro, uno un po’ più razionale l’altro più passionale, entrambi con un carisma, una forza d’animo ed uno spirito di abnegazione esemplari. L’esplosione di un’autobomba sotto la casa di via D’Amelio strappa la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini della sua scorta. E’ il 19 luglio 1992.

Mafia e eroi

Un’eroina, o un eroe, è qualcuno che mostra coraggio, generosità, capacità di superare i suoi limiti umani per fare del bene agli altri. Ci sono molte eroine e eroi di tutti i giorni che non sono conosciuti. Questo potrebbe essere il caso delle madri che si svegliano nel bel mezzo della notte per prendersi cura dei propri figli, mentre una giornata di lavoro le attende.

Spesso, quando ci sono pericoli o calamità pubbliche come dittature, ingiustizie, criminalità, terrorismo, ecc., Ci sono eroi pubblici.

I giudici antimafia sono eroi perché:

  • Sanno che stanno rischiando la vita. Il giudice Borsellino ha detto che il giudice Livatino ha rifiutato di avere una scorta della polizia per impedire che quei poliziotti vengano uccisi in caso di un attacco.
  • Vivono nel pericolo quotidiano
  • Non possono vivere una vita normale perché devono sopportare i vincoli della protezione dagli attacchi
  • Rendono un servizio di valore inestimabile a tutta l’umanità, prima di tutto ai loro concittadini.

Esercizio – rispondi alle domande:

  1. Perché i giudici antimafia possono essere considerati degli eroi?
  2. Qual è stata la strategia di Giovanni Falcone per combattere la mafia, il metodo innovativo delle sue indagini?
  3. Questi giudici vedono la loro azione ostacolata dalla complicità di dirigenti dello stato con la mafia?
  4. Il fatto che il braccio destro dell’ex primo ministro Berlusconi, il senatore Marcello Dell’Utri, sia stato condannato nel 2010 a sette anni di reclusione per associazione criminale mafiosa, e nonostante questo molti italiani hanno continuato a votare il suo partito, ti porta a tirare quali conclusioni?

Traduction :

Une héroïne, ou un héro, c’est quelqu’un qui fait preuve de courage, générosité, capacité de dépasser ses limites humaines pour faire du bien aux autres.  Il y a beaucoup d’héroïnes et d’ héros du quotidien qui ne sont pas connus. Cela peut être le cas des mères qui se lèvent au cœur de la nuit pour prendre soin de leurs enfants, alors qu’une journée de travail les attend.

Souvent, lorsqu’il y a des dangers ou des calamités publiques comme les dictatures, les injustices, la criminalité, les terrorismes, etc., il y a des héros publics.

Les juges antimafia sont des héros parce que :

Ils savent qu’ils risquent leur vie. Le juge Borsellino l’a dit. Le juge Livatino refusait d’avoir une escorte policière pour éviter que, en cas d’attentat, ces policiers soient tués.

Ils vivent dans le danger au quotidien

Ils ne peuvent pas vivre une vie normale, car ils doivent supporter les contraintes de la protection contre les attentats

Ils rendent un service de valeur inestimable à toute l’humanité, est en premier lieu à leur concitoyens.

Réponds aux questions :

Pourquoi les juges antimafia peuvent être considérés des héros ?

Quelle était la stratégie de Giovanni Falcone pour combattre la mafia, la méthode innovante de ses enquêtes ?

Est-ce que ces juges voient leur action entravée par des complicités de quelques au dirigeant de l’État avec la mafia ?

Le fait que le bras droit de l’ancien premier ministre Berlusconi, le sénateur Marcello Dell’Utri, ait été condamné en 2010 à sept ans de réclusion criminelle pour association criminelle mafieuse, et malgré cela beaucoup d’Italiens ont continué de voter son parti, t’amène à tirer quelles conclusions ?

Voir sur Berlusconi et la mafia, cliquez ici.

 Il film sulla vita e l’assassinio di Rosario Livatino, giovane giudice anti-mafia

Canzoni impegnate:

 

Fabrizio Moro – Pensa – contro la mafia (Official Video):

https://www.youtube.com/watch?v=lT4PvXNTeGA     Testo  https://www.youtube.com/watch?v=aEP0849KB1A

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