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Domande:
- qual è la differenza tra emigrazione e immigrazione?
- se una di voi emigra in Italia è, per gli Italiani un’ ….migrata, e, per connazionali i Francesi un’ ….migrata
- che considerazioni ti ispira la mappa qui sotto?
- supponi di essere italiano e di voler emigrare: dove vai?
- perchè gli Italiani sono emigrati in percentuali più alte di altri popoli anche meno ricchi, come per esempio gli Spagnoli o i Russi?
- descrivi brevemente l’emigrazione degli Italiani.
- quali sono le cause dell’emigrazione italiana?
- Qual era la principale difficoltà per chi emigrava in America fino al 1920?
- E’ vero che l’Italia è l’unico paese europeo i cui giovani emigrano in grandi numeri? Perché?
I popoli e la loro età

Nell’arco di poco più di un secolo un numero quasi equivalente all’ammontare della popolazione al momento dell’Unità d’Italia (1861) si avventurava verso l’ignoto.
Si trattò di un esodo che toccò tutte le regioni italiane. Tra il 1876 e il 1900 l’esodo interessò prevalentemente le regioni settentrionali con tre regioni che fornirono da sole il 47 per cento dell’intero contingente migratorio: il Veneto (17,9), il Friuli Venezia Giulia (16,1 per cento) e il Piemonte (12,5 per cento).
Nei due decenni successivi il primato migratorio passò alle regioni meridionali. Con quasi tre milioni di persone emigrate soltanto da Calabria, Campania e Sicilia, e quasi nove milioni da tutta Italia.
Gli italiani sono sempre al primo posto tra le popolazioni migranti comunitarie (1.185.700 di cui 563.000 in Germania, 252.800 in Francia e 216.000 in Belgio) seguiti da portoghesi, spagnoli e greci. Gli italiani all’estero secondo le stime del Ministero per gli Affari Esteri erano nel 1986 5.115.747, di cui il 43 per cento nelle Americhe e il 42,9 in Europa. L’entità delle collettività di origine italiana ammonta invece a decine di milioni, comprendendo i discendenti degli immigrati nei vari paesi. Al primo posto troviamo l’Argentina con 15 milioni di persone, gli Stati Uniti con 12 milioni, il Brasile con 8 milioni, il Canada con un milione e l’Australia con 540.000 persone.
In primo luogo voglio parlare della storia e la causa di questa immigrazione, poi vi parlare delle conseguenze e, infine, l’immigrazione dal 1876 fino al 1900.
1.EMIGRAZIONE ITALIANA: CAUSE
Ma l’emigrazione italiana iniziò in modo consistente dopo l’Unità quando, circa undici milioni di italiani, si avventurarono oltreoceano con vecchie navi lasciando l’Italia e dirigendosi verso i Paesi dell’ America Latina, Brasile e Argentina poiché proprio in quei territori vi era una maggiore richiesta di manodopera nelle industrie e perché in quei Paesi vi erano abbondanti territori incolti che sarebbero potuti essere trasformati in campi adatti all’agricoltura e all’allevamento. A partire dal 1890 l’Italia fu investita da un secondo flusso migratorio, conosciuto come new migration. Gli Stati Uniti, che in quegli anni stavano vivendo una crescita economica senza pari nella loro storia, furono la principale meta per circa quattro milioni di italiani, soprattutto uomini adulti, provenienti dal sud Italia che abbandonarono temporaneamente la loro patria.
STORIA DELL’EMIGRAZIONE ITALIANA
Temporaneamente perché il vero intento dei migranti era quello di fare fortuna all’estero e di usare i soldi guadagnati in patria per alleggerire la situazione di crisi che l’Italia si trovava a vivere in quegli anni. Il denaro proveniente dall’estero, le cosiddette “rimesse” infatti, aiutò molto l’Italia permettendole di acquistare le materie prime di cui aveva bisogno ed estinguere i debiti contratti con altri Paesi. Proprio per questi motivi l’emigrazione fu appoggiata da numerose forze politiche che vedevano in essa un’ ottima occasione per i contadini per uscire dalla miseria e risollevare l’economia dell’intera penisola. Un altro vantaggio non di poco conto portato dall’emigrazione fu il desiderio di imparare a leggere e scrivere che aveva fatto nascere nelle persone. I proprietari terrieri invece non condividevano affatto la tesi di politici e studiosi perché, a causa della carenza di manodopera, si videro costretti ad aumentare notevolmente i salari.
2.EMIGRAZIONE ITALIANA: RIASSUNTO
Questo flusso migratorio cessò con lo scoppio della Grande Guerra, poi riprese con la crisi che fece cadere l’intera Europa nel baratro e cessò definitivamente quando la voglia di mantenere il benessere raggiunto fino ad allora negli USA sfociò con la diffusione della xenofobia ossia della paura del diverso che spinse il governo statunitense ad attuare provvedimenti che limitano l’entrata di italiani e degli altri europei nel territorio americano. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, a partire dal 1945, l’ondata migratoria coinvolge l’Italia meridionale e insulare ma questa volta le mete ambite furono Paesi dell’ Europa: all’inizio gli italiani vennero attratti dagli alti salari che offriva il Belgio, successivamente si spostarono in Germania e in Svizzera dove vi era una richiesta di manodopera nelle industrie metal-meccaniche.
3.EMIGRAZIONE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO
Il flusso migratorio verso l’estero cominciò a diminuire intorno agli anni Sessanta quando in Italia ci fu il boom economico che fece nascere, nel nord Italia, piccole e medie industrie che, per funzionare, avevano bisogno di manodopera. Iniziò così una forte migrazione interna che “obbligò” i contadini e i braccianti del sud ad abbandonare il Meridione, povero, arretrato ed ad economia agricola e a trasferirsi al Nord in cerca di lavoro e di una vita più dignitosa contribuendo allo sviluppo non solo del Settentrione, ma a quello dell’intera Nazione. In tal modo molte aree del Mezzogiorno si spopolarono mentre i Paesi industrializzati del Nord si sovraffollarono.
Un breve excursus emigrazione italiana negli ultimi 150 anni: dal 1870 al 1970 si sono registrati circa 27 milioni di espatri. I discendenti italiani oggi nel mondo sono stimati tra 60 e 80 milioni, oltre i circa 5 milioni di italiani di passaporto.
Si possono distinguere 6 periodi:
1)- periodo post unitario – 1871-1900: 5,3 milioni di espatri. Mete principali: Francia e Germania / Argentina, Brasile, USA. Si trattò in gran parte di movimenti spontanei e clandestini. 2/3 di questi flussi erano originari del nord Italia.
2)-inizio ‘900 – 1900-1915: 9 milioni di espatri (circa 600mila all’anno). Mete: 50% in Europa, (prevalentemente dal nord Italia) 50% nelle Americhe, prevalentemente dal Centro-Sud.
3)-periodo tra le due guerre 1920-1940: riduzione drastica dei flussi, a causa di: politiche restrittive nei paesi di arrivo (USA-quote di ingresso), politiche restrittive del fascismo, peso della grande crisi del ’29. Mete principali: Francia e Germania + Africa coloniale, come forma di espansione imperiale.
4)-dopoguerra (1945-1970): 7 milioni di espatri. Grande sviluppo industriale. Mete: Nord Europa, Francia, Svizzera, Germania e Belgio (parallelamente a grandi flussi di emigrazione interna), oltre a America Latina (Venezuela, Uruguay), Australia, Canada. Prevalenza di emigrazione dal sud e dalle isole.
5)- Anni ’70 – 2005: inversione dei flussi: L’Italia si trasforma da paese di emigrazione a paese di immigrazione, anche se permangono flussi di circa 50mila espatri all’anno soprattutto verso il nord Europa: 2/3, mentre un 15% verso le Americhe. Si aggiungono man mano altre nuove mete (Asia, ecc.). In Europa cresce l’importanza della Gran Bretagna.
6)- 2005 – 2015: NUOVA EMIGRAZIONE ITALIANA: Parallelamente all’incedere della crisi economica, si riduce il flusso di immigrazione e torna a crescere il flusso emigratorio, fino a raggiungere, secondo l’Istat, oltre 100mila espatri nel 2015. Secondo stime comparate tra dati italiani e dati esteri, tre i 250 e i 300mila espatri.
Entità della Nuova Emigrazione
Consistenza delle comunità italiane all’estero
Dai dati Istat / Aire (cancellazioni di residenza e iscrizioni negli elenchi dei residenti all’estero) si rileva un aumento costante dei flussi di nuova emigrazione dall’Italia, in particolare dal 2006 in poi.
Secondo i dati AIRE, lo stock di italiani all’estero è passato da 3.106.251 (2006) a 4.636.647 (2015), con una crescita del 49,3% in 10 anni. Circa 1,45 milioni in più. Siamo in attesa dei dati aggiornati, che dovrebbero registrare un aumento almeno analogo a quello tra 2014-2015 (oltre 150mila), per cui dovremmo attestarci attualmente intorno ai 4.8 milioni. Gli italiani che hanno preso residenza all’estero sono stati 102.000 nel 2015 e 124.000 nel 2016 (si stima 130-150.000 nel 2017), i rientri meno di 30.000 all’anno.
L’emigrazione nel 2017 – tratto da la Repubblica
Istantanee di un Paese che cambia, che va altrove, radici portate all’estero, paesi che si svuotano. Scatti di realtà per chiedere un’analisi, un rinnovamento, un intervento organico dalla politica. Perché in fondo andando all’estero si portano le proprie radici, le proprie tradizioni, diventando così anche fonte di valore per quello che si è lasciato alle spalle, come raccontano le storie raccolte nel dossier regione per regione. Ma andiamo nel dettaglio.
• LA FUGA ALL’ESTERO
Al 1° gennaio 2017, gli italiani residenti fuori dai confini nazionali e iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono 4.973.942, l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data. Il 3,3 % in più rispetto all’anno precedente. Gli italiani sono partiti per 110 territori giungendo a 194 destinazioni. La Lombardia si conferma, con 23mila espatriati, la prima regione da cui si parte, seguita da Veneto (11mila circa), Sicilia, Lazio e Piemonte.
• DOVE SI VA
Oltre la metà dei cittadini italiani (2.684.325 milioni) risiede in Europa (54,0%), nell’Ue a 15 (1.984.461 milioni, il 39,9%), mentre 2.010.984 milioni vivono in America (40,4%), soprattutto in quella centro-meridionale (32,5%). A seguire l’Oceania (147.930 mila residenti, il 3%), l’Africa (65.696, l’1,3%) e l’Asia (65.003, l’1,3%). I primi tre Paesi con le comunità più numerose sono l’Argentina (804.260), la Germania (723.846) e la Svizzera (606.578), mentre è il Regno Unito che, in valore assoluto, si distingue per la variazione più consistente (+27.602 iscrizioni nell’ultimo anno).
• METE PREFERITE
Le destinazioni più appetibili il Regno Unito, la Germania, la Svizzera, la Francia, gli Stati Uniti e la Spagna, Paesi che assorbono, nel complesso, il 65% delle cancellazioni per l’estero (66.664 su 102.259 in termini assoluti). Oltre alla conferma delle destinazioni più tradizionali e di quelle recenti, ma annoverate da qualche anno nella graduatoria delle prime venti, come Cina e Romania, emerge una nuova propensione a migrare verso gli Emirati Arabi Uniti, con un aumento, tra il 2014 e il 2015, attorno al 20%. Tra i sette emirati i principali sono Abu Dhabi e Dubai.
• DA DOVE SI PARTE
Guardando al dettaglio regionale resta la preponderanza (50,1%) dell’origine meridionale dei cittadini italiani iscritti all’Aire (Sud: 1.632.766 e Isole: 859.547, +47.262 rispetto ai 2.445.046 iscritti di origine meridionale nel 2016), mentre il 34,8% è di origine settentrionale (Nord-Ovest: 817.412 e Nord-Est: 806.613, +82.892 rispetto a 1.624.025 del totale Settentrione del 2016). Infine, il 15,6% è originario del Centro Italia (774.712, +32.620 rispetto al 2016).
Le regioni per le quali è più importante il flusso migratorio verso l’estero sono la Lombardia (20.389, pari al 19,9% del totale delle cancellazioni), la Sicilia (10.410, pari al 10,2%), il Veneto (9.499, pari al 9,3%), il Lazio (9.298, pari al 9,1%) e il Piemonte (7.767, pari al 7,6%). Le prime cinque province di cancellazione sono Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo da cui proviene circa il 25% delle migrazioni in uscita.
• MOBILITA’ IN ITALIA
L’Emilia Romagna si conferma la regione più attrattiva, con un saldo pari a +2,3 per mille, seguita dal Trentino-Alto Adige (+2 per mille) e dalla Lombardia (+1,4 per mille).
Le donne residenti fuori dei confini nazionali sono 2.391.218, il 48,1% del totale a livello nazionale (quasi +79.000 unità rispetto al 2016). Le regioni italiane con il numero più consistente di donne sono, nell’ordine, la Sicilia (oltre 350 mila), la Campania (oltre 231 mila), il Lazio (oltre 215mila) e la Lombardia (oltre 213 mila).
• LE ETA’
I minori italiani all’estero continuano a crescere in valore assoluto 748.929 (15,1%); 1.109.533 hanno tra i 18 e i 34 anni (22,3%); la classe di età più numerosa (1.163.968) ha tra i 35 e i 49 anni, è cioè nel pieno dell’età lavorativa (23,4%); sotto al milione (946.901, il 19,0%) vi è chi ha tra i 50 e i 64 anni; poco più di 1 milione ha, infine, più di 65 anni (20,2%). Guardando agli ultimi tre anni, gli aumenti più interessanti hanno riguardato soprattutto i giovani e i giovani adulti che si sono rivolti all’estero per ovviare alle difficoltà occupazionali e di realizzazione personale sofferte in Italia.
• TRA FUGA E VOGLIA DI RISCATTO
Da gennaio a dicembre 2016 le iscrizioni all’Aire per solo espatrio sono state 124.076 (+16.547 rispetto all’anno precedente, +15,4%), di cui il 55,5% (68.909) sono maschi. Il 62,4% sono celibi/nubili e il 31,4% coniugati/e. Oltre il 39% di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero nell’ultimo anno ha tra i 18 e i 34 anni (precisamente 48.607 persone, oltre 9mila in più rispetto all’anno precedente, +23,3%); un quarto ha tra i 35 e i 49 anni (quasi +3.500 in un anno, +12,5%).
• PARTENZE DI FAMIGLIA
Spesso la migrazione non è individuale ma di ‘famiglia’, intendendo sia il nucleo più ristretto, ovvero quello che comprende i minori (oltre il 20%, di cui il 12,9% ha meno di 10 anni) sia la famiglia allargata, in cui i genitori – ormai over 65 – diventano ‘accompagnatori e sostenitori’ del progetto migratorio dei figli (il 5,2% del totale). A questi si aggiunge il 9,7% di chi ha tra i 50 e i 64 anni, ovvero i tanti ‘disoccupati senza speranza’.
• TITOLI DI STUDIO
Quanto al titolo di studio, nel 27,9% dei casi chi si trasferisce all’estero ha un diploma di scuola superiore, con una leggera prevalenza degli uomini (il 28,2% contro il 27,6% delle donne). La migrazione femminile si caratterizza per uno svantaggio maggiore, in termini d’istruzione, al crescere dell’età, tanto che le ultrasessantacinquenni sono nel 20% dei casi senza titolo di studio o con la sola licenza elementare (il 14,4% per gli uomini).
• PENSIONATI
Sono 380mila le pensioni pagate all’estero, il 2,2 % del totale. Aumentano quelle versate in America centrale e Asia, per effetto dei cittadini stranieri che, dopo aver lavorato in Italia, tornano a trascorrere la vecchiaia in patria.
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